Sapevi
che anche la Sardegna è stata teatro di una dolorosa e tormentata
storia d'amore, degna di un'opera di Shaskespeare? I protagonisti
sono una matrona romana ed il suo sposo, tra il I e II secolo d.C.
nell'antica città di Karalis, ovvero Cagliari.
Si
racconta che dopo essere stato esiliato dall'imperatore Nerone, Gaio
Cassio si trasferì in Sardegna con tutta la famiglia compreso suo
figlio Filippo e la moglie Attilia Pomptilla. Durante il loro
soggiorno, Filippo si ammalò all'improvviso, indebolendosi
velocemente. La leggenda vuole che sua moglie, pregò così
ardentemente gli dei da offrire la sua vita, per avere salva quella
del suo amato marito. Filippo guarì miracolosamente, ma solo per
vedere sua moglie Pompitilla ammalarsi gravemente e morire poco dopo
tempo. Filippo disperato volle rendere onore alla moglie, e decise di
far erigere un tempio per celebrare la sua sposa ed il loro amore.
Questo tempio, noto già nel 1600 come Crypta Serpentum, è oggi
conosciuta come “Grotta delle Vipera”.
La
grotta si trova a Cagliari in V.le Sant'Avendrace, presso la
necropoli di Tuvixeddu; è scavata nella roccia e riproduce l'effige
di un tempio in stile ionico. Sul fronte sono stati scolpiti due
serpenti, dai quali prende il nome il sito. Gli studiosi hanno dato varie interpretazioni circa il loro significato. Secondo alcuni, stanno a simboleggiare il profondo amore tra Filippo e Pompitilla, mentre per altri rappresentano le figure divine di Iside e Osiride.
La grotta è formata da un vestibolo e da due camere funerarie, ma ciò che le arricchisce sono le iscrizioni che sono state rinvenute sulle pareti. Si tratta di diverse poesie, alcune in greco e altre in latino, che esaltano la figura di Pompitilla. Le poesie vennero composte da alcuni poeti inviati a Cagliari da Filippo, proprio per celebrare la memoria della sua consorte e, grazie alle quali si è potuta ricostruire la triste storia dei due coniugi.
Al di là della leggenda, una cosa è certa; è grazie ad Alberto La Marmora se ancora oggi possiamo vedere questo luogo ricco di storia. Pare che nel 1822 impedì la distruzione della grotta, che versava in già in cattive condizioni.
La grotta è formata da un vestibolo e da due camere funerarie, ma ciò che le arricchisce sono le iscrizioni che sono state rinvenute sulle pareti. Si tratta di diverse poesie, alcune in greco e altre in latino, che esaltano la figura di Pompitilla. Le poesie vennero composte da alcuni poeti inviati a Cagliari da Filippo, proprio per celebrare la memoria della sua consorte e, grazie alle quali si è potuta ricostruire la triste storia dei due coniugi.
Al di là della leggenda, una cosa è certa; è grazie ad Alberto La Marmora se ancora oggi possiamo vedere questo luogo ricco di storia. Pare che nel 1822 impedì la distruzione della grotta, che versava in già in cattive condizioni.
Purtroppo
l'ingresso della grotta oggi non è visitabile, oltretutto è
transennata. Peccato perché è un pezzo della nostra storia.
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