martedì 13 giugno 2017

IL CORREDO DELLA SPOSA

Una volta era motivo di vanto, fonte di cura e di sacrifici che duravano anni. Oggi è un’abitudine dimenticata ma il corredo della sposa è qualcosa che ha attraversato generazioni e generazioni di famiglie italiane; è un pezzo della nostra storia e quindi della nostra identità.
Secondo la tradizione, i parenti della sposa facevano dono alla famiglia nascente di abiti, biancheria e indumenti intimi. Il corredo (che a volte poteva comprendere anche una dote in denaro, prevista per legge fino al 1975) “parlava” della famiglia, rappresentandone agli occhi degli altri il gusto e soprattutto la ricchezza.
Di un corredo “a regola d’arte” facevano parte diversi pezzi, che per le famiglie benestanti erano davvero numerosi: 12 o multipli di 12.
Non mancavano le lenzuola di lino, rigorosamente ricamate a mano dalle nonne o dalle zie; le coperte di lana o imbottite in piuma.
Anche gli asciugamani erano in lino, così come il tovagliato.
Ed il corredo personale della sposa? Lei doveva assolutamente avere almeno 6 camicie da notte, 4 sottovesti bianche o rosa, 2 sottogonna, 12 paia di slip, 6 reggiseni giornalieri e 2 da sera, più 2 vesti da camera. 
Insomma, un vero e proprio armamentario che le famiglie con figlie femmine iniziavano a preparare già dalla primissima infanzia delle bambineLe materie prime e la lavorazione artigianale rendevano la biancheria così resistente all’usura che non di rado a ogni generazione si tramandavano diversi pezzi fra quelli avuti in dono nel corredo. Chi ha la fortuna di poter avere in dono vecchia biancheria da letto di famiglia, potrà constatare la maestria di nonne e bisnonne che passavano intere giornate a ricamare straordinari copriletto in cotone e meravigliose lenzuola in lino che ancora oggi risultano più belle, resistenti e utili della biancheria contemporanea puramente industriale. 



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