venerdì 24 novembre 2017

IL SONNO




Il sonno non serve soltanto ad un recupero e ad una reintegrazione energetica a livello biologico, ciò che accade riguarda anche la parte più profonda di noi, quella più prettamente psichica e legata al nostro Io.
Siamo sottoposti ad una forma di stress costante, più o meno acuto, più o meno percepito. Il migrare verso una dimensione altra, quella offerta dall’addormentamento ci consente di ritrovarci, di recuperare una bolla psico-fisica privatissima che ci autorigenera e di colmare quelle perdite di integrità psicologica lontano dai, talvolta, soverchianti input del reale.

C’è chi fugge nel sonno (ipersonnia) e questo aumento esponenziale del tempo trascorso a dormire di solito attesta la presenza di un nucleo depressivo agente, un eccessivo ripiegamento sul sé che serve a sottrarsi a situazioni di vita vissute come frustranti e rispetto alle quali non ci si sente adeguati. In questo caso il sonno non corrisponde più a quella sana e necessaria stasi “dinamica” finalizzata ad una tonica riaccensione, il fine è e rimane lo spegnimento. Di fattezze opposte ma ugualmente disagevole è il caso dell’insonnia, un’incongruo sbilanciamento del ritmo circadiano a favore delle ore di veglia. In questo caso ciò che si verifica è ,invece,una fuga dal sonno, una fuga da se stessi e da quel naturale e solitario ritiro percettivo dalla realtà.
Un motore ansioso innervosisce lo spirito, e increspa l’anima a tal punto da non riuscire a fermarsi mai, l’azione è l’ansiolitico, il vuoto il nemico. Molte persone si accontentano e “piangono con un occhio”, ma forse quell'occhio lì, in realtà, lo vorrebbero chiudere.








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